20 settembre 2017

Fino al 29.X.2017 Da Duchamp A Cattelan. Arte Contemporanea Sul Palatino Palatino, Roma

 

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Ci troviamo sulle pendici del Palatino, l’antichissimo e leggendario colle dove Roma ebbe i natali, che fu residenza imperiale di Ottaviano Augusto e dei suoi successori per numerosi secoli.  È l’ora in cui la luce percuote i massicci ruderi monumentali adombrandoli con il presagio dell’imminente crepuscolo. Nella vasta area archeologica, una nutrita, fantasiosa costellazione di installazioni, di sculture, di opere pittoriche e fotografiche provenienti dal Museo Alt di Bergamo (alcune ideate per l’occasione), creato da Tullio Leggeri (classe 1940) architetto, collezionista e – attributo rarissimo – mecenate. Lasciati alle spalle il cinquecentesco Portale del Vignola ed un diligente guardiano d’ingresso che ci ha perquisito con zelo (dati i tempi infausti, è comprensibile), nell’incavo di un’arcata del vicino Acquedotto Claudio scorgiamo – rêverie magrittiana – un’inattesa nuvola di tulle rosa (Denis Santachiara) e, lungo il pendio, poco distante, una schiera di smisurati ombrelloni (Mario Airò) che rimanda, con uguale stupore, alle composte solitudini di Hopper… Come se la solida presenza delle auguste rovine avesse attivato in quelle studiate intrusioni una sopita qualità speculare… Ci fa lume un’antica intuizione platonica rinnovata dal curatore Alberto Fiz in una pagina dell’elegante catalogo Electa: Il tempo è l’immagine mobile dell’eternità. I ruderi imperiali votati all’oblio dal corso della storia e da una città che guarda sempre più  altrove, sembrano acquistare nuova energia e un  refolo di vita da questa audace contaminazione estetica che gioca col tempo incastrandolo nella minima eppur sconfinata dimensione dell’attualità. Così lo specchio calpestabile di Maurizio Cattelan riflette insieme le antiche mura severiane e i passi effimeri e frequenti dei visitatori. Così l’Archipensiero di Gianni Pettena, fatto di ferri tubolari, consente, di primo acchito, l’illusione retinica di un classico tempio greco-romano. 
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Da Duchamp a Cattelan. Arte contemporanea sul Palatino, Vedovamazzei
Spigolando tra i ruderi sorpresi in questo insospettato, babelico dialogo con l’arte contemporanea, ecco ad attenderci, nello Stadio Palatino, tre installazioni-architetture: Luogo di raccoglimento multi confessionale e laico di Michelangelo Pistoletto, una sorta di pantheon postmoderno in cui le religioni convivono nel segno dell’arte che si configura – si potrebbe dire – come il  tessuto connettivo delle differenze; Gli occhi di Segantini di Luca Vitone – ricostruzione fedele dell’atelier del grande divisionista – spaesante metafora del rapporto tra l’uomo e il proprio spazio; After Love del duo Vedovamazzei – una casetta sbilenca tratta dal film One week di Buster Keaton – ironica liaison tra i ruderi e la modernità. E poi Duchamp, Schifano, Kosuth, De Dominicis, Vettor Pisani, ma tutti gli “incursori”- ci duole – non possiamo citarli. Vorremmo soltanto, in conclusione, rammentarne ancora uno Nino Calos, tra i massimi esponenti dell’arte cinetica, prematuramente scomparso e ingiustamente dimenticato, presente in una nicchia della Domus Augustana con un’opera luminosa e, ovviamente, cinetica.
Luigi Capano
mostra visitata il 22 agosto
Dal 28 giugno al 29 ottobre 2017
Da Duchamp a Cattelan. Arte contemporanea sul Palatino
Palatino
Via di San Gregorio 30, Roma 
Info: tel. 06 39967700   
www.electa.it                                      

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