13 giugno 2017

Art Basel, Re Mida delle fiere

 
Benvenuti alla 48esima edizione di Art Basel, da oggi nella città svizzera su strettissimo invito. Riflettendo un po' su una colonizzazione che continua ad aprire porti e tracciare ponti

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Due giornate su invito, oggi e domani. Poi l’apertura al pubblico, da giovedì a domenica. On stage, diciamola pure così, 291 gallerie da tutto il mondo, per un totale di 4mila artisti esposti. Questa è la 48esima edizione, e da 23 anni la partnership è con la banca UBS; la sua sede – la Messe (fiera) di Basilea – è stata restaurata da Herzog e De Meuron, e lo scorso giugno sono arrivati qui, in una manciata di giorni, qualcosa come 100mila persone, migliaio più, migliaio meno. Sì, parliamo di Art Basel, che in quanto a età è una mid-career un po’ avanzata, ma in quanto a potere ha stracciato tutti e non accenna a fermarsi un attimo. Prima ha colonizzato Miami, portando in Florida tutto il mondo e facendo da apripista a una settimana dell’arte da far impallidire chiunque, dove oltre a musei e fondazioni vi sono oltre venti fiere parallele: belle, brutte, buone e inutili, ma per tutti i pubblici, i gusti e le tasche. Ma tutti, sul programma, hanno una visita ad Art Basel. Poi da una manciata di anni lo zampino svizzero si è spostato su quella che era Art Hong Kong, e il gioco è stato fatto con l’Oriente, e visto che mancava solo il Sudamerica, nelle terre da poter colonizzare, ecco che a Buenos Aires è arrivata la prima edizione di Art Basel Cities. Perché laggiù? Lo spiegò Patrick Foret, direttore delle Business Initiatives di Art Basel, al Sole 24Ore: «Ci siamo arrivati attraverso alcuni membri del nostro team che hanno visitato la fiera arteBA. Abbiamo notato un grande impegno della politica a favore della cultura, una stabilità politica ed economica, una scena artistica vivace e una lunga tradizione storico-artistica. Tutte queste caratteristiche ci hanno portato alla conclusione che, anche se non era in cima alle 18 città candidate, era quella giusta». 
Si chiama gentrificazione e, per certi versi, se si fa con l’arte sembra faccia meno male che con l’architettura: meno invasiva, per una diffusione quasi istantanea, è temporanea ma genera una ricchezza e un’attesa su un lungo raggio di tempo. Almeno va così per Basilea, che appunto è la regina delle fiere. Pernottare a Basilea, nelle prossime notti, a meno che non abbiate prenotato con vastissimo anticipo, è pressoché impossibile. I prezzi sono stellari e anche laddove il franco grida la propria supremazia trovare un letto è un miraggio. A Miami, di solito, va un poco meglio: i prezzi sono sempre esosi, ma le strutture direttamente proporzionali al volume di turisti che accoglie in ogni periodo dell’anno la Mecca del divertimento tamarro degli Stati Uniti. A Miami, poi, Art Basel, porta qualcosa come 600 milioni di dollari di indotto. Difficile dire, insomma, che i prezzi folli – per non parlare di quelli di alcune opere negli stand – siano finiti. Basilea sembra essere ancora il Re Mida delle fiere. Delle “specifiche” di questa ultima edizione vi racconteremo, ma intanto “buon divertimento”: è proprio il caso di dirlo! (MB) 

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