31 agosto 2016

È impossibile proteggere lo smartphone dalla sabbia e dalle aperture delle mostre

 

di

Durante le ferie estive, la
comunicazione segue il proprio codice stagionale. I colori delle copertine dei
best-seller fanno pendant con quelli dell’ombrellone, il ritmo dello scambio di
email si misura a seconda della distanza che separa il lettino dalla riva, le
canzoni descrivono perfettamente ciò che l’ipotetico ascoltatore sta facendo. Il
filtro delle notizie diventa più stretto e più distratto, alcune cose si
ignorano mentre altre si accettano, in linea di massima, con metodologica leggerezza.
Anche i tempi verbali sono diversi, durante l’anno feriale domina il presente e
la continuità, luglio e agosto sono proiettati verso un futuro prossimo, si
comunicano i dettagli del viaggio da intraprendere, della partenza imminente.
Si parla con piacere di ciò che si aspetta, scambiando consigli sui luoghi da
visitare e poi, solitamente, arrivato il giorno fatidico, si scompare. Prima dei
social network, era norma far perdere le tracce per un paio di settimane, al
più si affidava la propria presenza a una cartolina, lo spazio vuoto più
difficile da riempire nella storia dei supporti. Nell’era dei social network,
ovviamente, le persone avvertono la necessità di costituire un’identità anche per
il proprio essere in vacanza.

Jean Paul Belmondo e Anna Karina a mare, nel film Pierrot Le Fou

Sulle piattaforme virtuali,
geneticamente votate all’immediatezza, il futuro e l’aspettativa scivolano su
una sorta di continuum diluito, l’identità feriale e quella festiva coesistono.
Il fatto di stare su quella spiaggia, agli antipodi dell’ufficio e della città,
appare più vero se riferito al quotidiano, postando un commento a un evento o
una reazione a una notizia. Le tracce sparse sui social, riferite alla vacanza,
a tutto ciò che è rimasto in città, a qualcosa accaduto in un’altra parte del
mondo, si moltiplicano e seguono infinite direzioni e diramazioni. La vacanza, assenza
per eccellenza, decretata dalla linguistica e auspicata come comportamento
dovuto, è riempita di presenza. Quando, il 31 agosto del 1997, la notizia della
morte di Lady D si diffuse nel grande albergo intercontinentale in Tunisia, i
piani organizzativi dell’animazione furono sconvolti e gli ospiti, tra i quali
moltissimi inglesi, si trovarono impreparati all’irruzione del quotidiano, la
concretezza delle lamiere dell’automobile, dell’asfalto del tunnel, prorompevano
brutalmente nel contesto della vacanza, architettonicamente tradotta nella
struttura spersonalizzante del villaggio turistico. Tutti si sentivano privati
di qualcosa, l’identità leggera del villeggiante veniva appesantita dall’ampio
raggio di un’eccezionale cronaca nera che, incrociata al gossip e alle
cospirazioni, riportava le persone al presente, ben prima della data indicata
sul biglietto dell’aereo. La vacanza finiva lì e non sarebbe mai più stata la
stessa.

Il mondo prima del burkini

Questa estate si è aperta con
l’attentato a Nizza in presa diretta e si è chiusa con il terremoto nel centro
Italia, sul quale è stata pubblicata immediatamente una voce molto dettagliata
su Wikipedia. È stata attraversata da burkini e da Fedez, da moralismi e
opinionismi più coriacei di qualunque protezione solare, dalla caduta della non-più-invincibile
armata spagnola agli Europei di calcio e dai corpi perfetti degli atleti
olimpionici. Al riparo dal sole di mezzogiorno, esploro la home page di
Facebook, davanti ai miei occhi l’oscillante paesaggio marino sfuma nei detriti
polverosi dei palazzi, mentre l’impalpabile leggerezza della sabbia, nonostante
tutte le mie precauzioni, preme pericolosamente sulla superficie sensibile
dello smartphone, tentando la strada per entrare nello spazio tra i circuiti. Poi
la connessione cade e a nulla valgono i tentativi di ripristinarla. Mi trovo a
Licosa, uno dei pochi angoli della Terra in cui non esiste alcun tipo di
copertura, insieme ai ragazzi dell’associazione Amici di Carlo Fulvio Velardi
che, tra le altre cose, organizzano soggiorni estivi per i giovanissimi in
condizioni disagiate della zona di Forcella-Maddalena-Annunziata. Se, per una
congiunzione astrale di qualche tipo, la connessione si ripristinasse, potrei
vedere l’affollamento della pagina degli eventi ma le date già si sovrappongono
nell’agenda mentale. Quella cartacea è irresponsabilmente a casa.

Veduta di Punta Licosa

Sembra che a Napoli siano tutti
pronti per iniziare un nuovo ciclo. Settembre sarà particolarmente affollato,
con le aperture delle mostre di Vera
Lutter
, da Alfonso Artiaco, di Damir
Očko
, da Tiziana Di Caro, di Patric
Sandri
, da Francesco Annarumma, di Sergio
Vega
, da Umberto Di Marino, di Ciro
Vitale
, nella Cripta del Purgatorio del Supportico San Lorenzo, a Salerno.
Sempre per settembre, l’organizzazione ShowDesk Napoli ha annunciato la mostra
dell’artista ucraino Alexey Kondakov,
visitabile al Pan ed esito di un periodo di residenza in città. L’11 settembre
riprenderanno anche gli incontri di Sunset Live@Nitsch, la rassegna di musica
al tramonto al Museo Nitsch, con il concerto degli Ars Nova. Il 24 settembre,
appuntamento a Palazzo Reale, con la terza edizione del TEDxNapoli, questa
volta sul tema “Unless”.

Sergio Vega, Hashish in Naples, veduta della mostra. Courtesy Galleria Umberto Di Marino, 2009

Invece al MIBACT non vanno mai in
vacanza e sono previsti ben due cambi di guardia. Angela Tecce, dopo l’esperienza
come Direttore del Polo Museale della Calabria, torna in zona come Direttore
della Fondazione Real Sito di Carditello, mentre Anna Imponente lascia la
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, per insediarsi
negli uffici di Castel Sant’Elmo, come direttore del Polo Museale della
Campania al posto di Mariella Utili, attualmente direttore del Servizio IV
della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.  

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